Regolamento europeo Ecodesign: quali novità?

passaporto digitale del prodotto

Regolamento europeo Ecodesign: quali novità?

In arrivo il nuovo regolamento europeo Ecodesign. Tra le novità passaporto digitale dei prodotti, divieto di mandare al macero i prodotti tessili invenduti e una stretta sull’obsolescenza programmata.

Regolamento europeo Ecodesign: cos’è il passaporto digitale dei prodotti?

Il nuovo regolamento Ecodesign allarga il perimetro di quello attualmente in vigore, direttiva 2009/125/Ce. Si passa dai 31 gruppi di prodotti legati all’energia e ai consumi (ad esempio elettrodomestici, stufe ecc.) a quasi tutti i prodotti fisici, fatti salvi alimenti, mangimi, medicinali, prodotti veterinari e veicoli a motore.

L’idea UE è quella di “migliorare vari aspetti dei prodotti lungo il loro ciclo di vita, per renderli più durevoli e affidabili, più facili da riutilizzare, aggiornare, riparare e riciclare, per usare meno risorse, energia e acqua”.

Tra le principali novità c’è l’introduzione del cosiddetto passaporto digitale di prodotto, contenente specifiche tecniche e una serie di informazioni in materia di tracciabilità, prestazioni, sostanze chimiche, istruzioni per l’uso, manutenzione e riciclo. L’obiettivo è quello di consentire ai consumatori di fare scelte informate e consapevoli, anche con l’ausilio di un portale europeo in cui sarà possibile confrontare le informazioni contenute nei vari passaporti digitali.

Limiti all’obsolescenza programmata e al macero del tessile invenduto

La Commissione europea, con gli atti delegati del nuovo regolamento, dovrà stabilire i requisiti minimi di progettazione ecocompatibile per le varie tipologie di prodotto, con l’obiettivo aggiuntivo e specifico di limitare al massimo la pratica dell’obsolescenza programmata. Dunque una maggiore diffusione di prodotti destinati a durare.

Al fine di essere efficaci nell’applicazione del nuovo regolamento e per non disperdere risorse, l‘applicazione sarà graduale e partirà da alcuni settori prioritari: acciaio, ferro, alluminio, tessile (in particolare abbigliamento e calzature), mobili, pneumatici, detergenti, vernici, lubrificanti e prodotti chimici.

Per quanto concerne il tessile, ma anche le calzature e gli accessori, ad esempio, sono previsti interventi sulla distruzione dei prodotti invenduti. Questa pratica, dopo una transizione di due anni (che salgono a sei per le medie imprese), sarà vietata. L’obiettivo è duplice:

  • scoraggiare la sovrapproduzione;
  • individuare percorsi alternativi per questa tipologia di prodotti.

Per tutti gli altri settori economici, la distruzione dell’invenduto resta al momento consentita, ma con l’obbligo per gli operatori di rendicontare i quantitativi e le ragioni per chi si sceglie questa soluzione e non altre più orientate alla circolarità.