Acciaio all’idrogeno: entro 10 anni per l’ex Ilva

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Acciaio all’idrogeno: entro 10 anni per l’ex Ilva

Acciaio all’idrogeno o acciaio verde. Nel piano decennale presentato da Acciaierie d’Italia, ex Ilva di Taranto, 4,7 miliardi per la transizione ecologica della produzione.

Acciaio all’idrogeno: la reimpostazione dell’ex Ilva

Acciaierie d’Italia, società costituita tra pubblico (Invitalia) e privato (ArcelorMittal), offre una serie di indicatori circa i progetti di riqualificazione dell’ex Ilva di Taranto:

  • 10 anni, l’orizzonte temporale per una riqualificazione completa;
  • 4,7 miliardi, gli investimenti per raggiungere gli obiettivi;
  • idrogeno, il nuovo approccio alla produzione.

Dunque 4,7 miliardi per accompagnare lo stabilimento nella transizione ecologica, con due finalità:

  • maggiore sostenibilità;
  • abbattimento delle emissioni inquinanti.

Quello dell’acciaio green è un tema che prende sempre più piede a livello mondiale, con piani che riguardano gli stabilimenti di tutto il mondo, nella comune esigenza di ridurre al minimo le emissioni anche in fase di produzione.

Le parole del Mise

Il Ministero dello Sviluppo Economico, in qualità di azionista di Acciaierie d’Italia per il tramite di Invitalia, si esprime sul piano prodotto per l’ex Ilva:

“Il nuovo piano, che prevede un investimento complessivo di 4,7 miliardi di euro, si articolerà su 4 obiettivi che dovranno garantire nei prossimi anni la continuità produttiva attraverso il ritorno alla piena occupazione dei lavoratori entro il 2025, il raggiungimento della sostenibilità ambientale nella produzione di acciaio con il passaggio dal carbone all’idrogeno e con l’utilizzo di forni elettrici. Tutto ciò perseguendo gli obiettivi di sostenibilità economica per ottenere un prodotto competitivo sul mercato, per qualità e per costo, che consenta di raggiungere i livelli di crescita produttiva prevista in 8 milioni di tonnellate al 2025. Entro questa data gli investimenti in tecnologie innovative, alcuni già avviati, consentiranno già una riduzione di circa il 40% di CO2 e del 30% delle polveri sottili.”

Una transizione dunque che dovrebbe garantire oltre alla sostenibilità ambientale anche quella economico-finanziaria.

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