Rapporto rifiuti speciali 2023: aumento del 12,2% dopo la pandemia

rapporto rifiuti speciali 2023

Rapporto rifiuti speciali 2023: aumento del 12,2% dopo la pandemia

Il Rapporto Rifiuti Speciali 2023 fornisce i dati, all’anno 2021, sulla produzione e gestione dei rifiuti speciali non pericolosi e pericolosi, a livello nazionale e regionale, e sull’import/export.

Rapporto rifiuti speciali 2023: i dati dell’ISPRA sul 2021

Il Rapporto è frutto dell’attività di raccolta, analisi ed elaborazione di dati da parte del Centro Nazionale dei Rifiuti e dell’Economia Circolare dell’ISPRA, con il contributo delle Agenzie regionali e provinciali per la Protezione dell’Ambiente.

Dopo lo stop delle attività economiche causato dalla crisi pandemica, nel 2021 si registra una crescita significativa nella produzione dei rifiuti speciali, che raggiunge 165 milioni di tonnellate. L’aumento del 12,2% corrisponde a circa 18 milioni di tonnellate. La ripresa nei settori industriale, artigianale e dei servizi segna un aumento dei rifiuti generati dalle attività produttive.

Analizzando i rifiuti speciali per provenienza, vediamo che quasi la metà (47,7%) proviene dalle attività di costruzione e demolizione (78,7 milioni di tonnellate), settore che si conferma come il principale nella produzione totale di rifiuti speciali. A fronte dell’aumento di questa tipologia di rifiuti, si rileva anche una significativa percentuale di riciclo (80,1%), che superando ampiamente l’obiettivo del 70% fissato dalla normativa al 2020. Il recupero riguarda soprattutto la produzione di rilevati e sottofondi stradali.

Alla gestione dei rifiuti speciali partecipano più di 10 mila impianti in Italia:

  • 5.928 al Nord;
  • 1.899 al Centro;
  • 2.936 al Sud.

Criticità nella gestione dei rifiuti speciali

Il Rapporto fornisce anche i dati sui flussi di rifiuti che, per quantità o complessità, presentano le maggiori problematiche:

  • Rifiuti contenenti amianto. Pari a 339 mila tonnellate con una diminuzione, rispetto al 2020, del 12,2%. Non si rileva, in generale, un’attività sistematica di decontaminazione delle infrastrutture presenti sul territorio, da cui dovrebbe derivare una progressiva crescita della produzione di questi rifiuti.
  • Veicoli fuori uso. La filiera raggiunge una percentuale di reimpiego e riciclaggio pari all’84,3% del peso medio del veicolo, leggermente sotto il target dell’85% previsto per il 2015 dalla normativa. Il recupero totale, per il quale è fissato un obiettivo del 95%, non viene conseguito non essendo effettuato il recupero energetico di nessuna delle frazioni derivanti dal trattamento dei veicoli.
  • Pneumatici Fuori Uso. 488 mila tonnellate di PFU, a cui si aggiungono 70 mila tonnellate
    esportate all’estero. La gran parte dei PFU raccolti è avviata a recupero di materia (81,1%), tuttavia deve essere rafforzata la raccolta per garantire che tutti i flussi di rifiuti di pneumatici siano debitamente valorizzati.
  • Fanghi di depurazione delle acque reflue urbane. Poco più di 3,2 milioni di tonnellate con una contrazione del 4,5% rispetto al 2020. Il 52,3% del totale gestito è avviato a smaltimento e il 45,6% a recupero.
  • Rifiuti da costruzione e demolizione. Il recupero riguarda prevalentemente la produzione di rilevati e sottofondi stradali, bisogna quindi nobilitare gli utilizzi con una riconversione in nuovi prodotti.
  • Rifiuti sanitari. Oltre 265 mila tonnellate, di cui circa 239 mila tonnellate di rifiuti pericolosi, in crescita del +14% rispetto al 2020. Le operazioni di gestione volte allo smaltimento dei rifiuti rappresentano circa il 75% del totale. La normativa di settore privilegia le operazioni di smaltimento e necessiterebbe di un aggiornamento che favorisca, ove possibile, forme sicure di recupero.

Qui la versione integrale del Rapporto rifiuti speciali 2023