Impatto ambientale dei rifiuti: allarme ONU

impatto ambientale dei rifiuti

Impatto ambientale dei rifiuti: allarme ONU

Impatto ambientale dei rifiuti preoccupante. L’ONU stima che i rifiuti urbani raggiungeranno i 3,8 miliardi di tonnellate entro la metà del secolo, superando le previsioni di 3,4.

Impatto ambientale dei rifiuti: 3,8 tonnellate nel 2050

Una ricerca del Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente (UNEP), realizzata con la International Solid Waste Association (ISWA), prevede che i rifiuti urbani (esclusi quelli industriali e di costruzione) raggiungeranno i 3,8 miliardi di tonnellate entro la metà del secolo, superando le previsioni di 3,4 miliardi di tonnellate contenute nel precedente rapporto della Banca Mondiale del 2018. A questo quantitativo immenso, si aggiungono i danni derivanti da una gestione non corretta dei rifiuti.

Il rapporto afferma:

“Le pratiche indiscriminate di smaltimento dei rifiuti possono introdurre sostanze chimiche pericolose nel suolo, nei corpi idrici e nell’aria, causando danni a lungo termine e potenzialmente irreversibili alla flora e alla fauna, incidendo negativamente sulla biodiversità, danneggiando interi ecosistemi ed entrando nella catena alimentare umana.”

I rischi, poi, crescono se i rifiuti sono scaricati a terra, perché rilasciano sul suolo e/o nelle falde acquifere:

  • agenti patogeni;
  • metalli pesanti;
  • altri interferenti endocrini.

Invece la combustione a cielo aperto rilascia inquinanti persistenti e nocivi nell’atmosfera, con danni causati ad ambiente, persone e animali.

Si stima che attualmente muoiono tra 400mila e un milione di persone ogni anno per malattie collegate a una gestione inappropriata dei rifiuti. A queste vittime si aggiungono coloro che sviluppano problemi di salute non mortali e un maggior rischio di infertilità.

A questo si aggiunge un costo in termini economici, stimato nel 2020 intorno ai 252 miliardi di dollari, che raggiunge circa 361 miliardi di dollari se si tiene conto dei cosiddetti costi nascosti derivanti dal cattivo smaltimento dei rifiuti, dovuti all’inquinamento, ai danni alla salute e ai cambiamenti climatici.

Un costo che potrebbe raggiungere i 640,3 miliardi di dollari all’anno entro il 2050, se le previsioni di crescita dei rifiuti sono corrette e non si trovano strategie per accelerare la circolarità.

Quali vantaggi dall’economia circolare?

Zoe Lenkiewicz, autrice principale del rapporto dell’UNEP, lancia un appello:

“I risultati di questo rapporto dimostrano che il mondo ha urgente bisogno di passare a un approccio a zero rifiuti, migliorando al contempo la gestione dei rifiuti per prevenire l’inquinamento, le emissioni di gas serra e gli impatti negativi sulla salute umana.”

Un approccio che comprende la prevenzione della produzione di rifiuti fin dalla progettazione dei prodotti e del loro packaging, oltre a metodi di smaltimento e trattamenti migliori, che potrebbero limitare i costi netti annuali entro il 2050 a circa 270 miliardi di dollari.

Con una maggiore circolarità, inoltre, la crescita economica non sarebbe più legata ad una insostenibile crescita dei rifiuti.

Il rapporto stima infatti che con l’economia circolare si può giungere ad un guadagno economico netto di oltre 100 miliardi di dollari all’anno tra:

  • minore consumo di energia;
  • riutilizzo dei prodotti;
  • creazione di milioni di posti di lavoro, i cosiddetti green jobs;
  • clima ed ecosistemi più sani e vivibili.