Monitoraggio UE Economia circolare: aggiornamento della Commissione

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Monitoraggio UE Economia circolare: aggiornamento della Commissione

La Commissione europea cambia il monitoraggio UE sull’Economia circolare. Ai 27 si chiedono progressi più rapidi.

Monitoraggio UE Economia circolare: cambia lo strumento di verifica

Il quadro di monitoraggio UE per l’economia circolare risale al 2018. Sono trascorsi 5 anni che hanno portato con sé grandi trasformazioni e diverse crisi, che hanno portato a numerosi provvedimenti aggiuntivi. Basti pensare a:

  • nuovo Piano d’azione per l’economia circolare, risalente a marzo 2020;
  • direttiva SUP sui manufatti in plastica monouso;
  • proposta di regolamento sugli imballaggi;
  • direttiva ecodesign.

La Commissione europea afferma che la revisione del quadro di monitoraggio:

“tiene conto delle interconnessioni tra circolarità, neutralità climatica e l’obiettivo inquinamento zero.”

L’Europa lavora all’interno degli obiettivi definiti da agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, Green Deal europeo e degli obiettivi dell’Unione europea in materia di resilienza e sicurezza dell’approvvigionamento. I dati, invece, sono per la maggior parte statistiche ufficiali fornite da Eurostat, l’ufficio dell’UE che elabora i dati provenienti dagli Stati membri.

Il nuovo quadro di monitoraggio è costituito da 11 indicatori, raggruppati in cinque dimensioni:

  • produzione e consumo;
  • gestione dei rifiuti;
  • materie prime secondarie;
  • competitività e innovazione;
  • sostenibilità globale e resilienza.

Nuovi indicatori per il monitoraggio UE sull’Economia circolare

Con la revisione del monitoraggio, entra in gioco una serie di nuovi indicatori, tra i quali segnaliamo:

  • impronta dei materiali, che misura l’uso complessivo dei materiali e indica la quantità di materiali incorporati nel consumo complessivo, compresi i beni importati;
  • produttività delle risorse, che misura la quantità di PIL attribuibile all’uso dei materiali al fine di indagare l’efficienza dell’utilizzo dei materiali nella produzione di beni e servizi;
  • impronta dei consumi, che mette in rapporto i consumi con i limiti del pianeta prendendo in considerazione le categorie d’impatto sulla base di una valutazione del ciclo di vita con riferimento ai cinque principali ambiti di consumo (alimenti, mobilità, alloggi, articoli per la casa ed elettrodomestici);
  • emissioni di gas a effetto serra delle attività di produzione, che misura le emissioni generate dai diversi settori della produzione (escludendo le emissioni dei nuclei familiari) e indica il contributo dell’economia circolare alla neutralità climatica;
  • dipendenza dai materiali, che misura la percentuale dei materiali importati rispetto a tutti quelli usati, descrive il grado di dipendenza dell’UE dalle importazioni di materiali e indica il contributo dell’economia circolare alla sicurezza dell’approvvigionamento energetico e dei materiali nonché all’autonomia strategica aperta dell’UE.

Tutto dunque punta ad una forte accelerazione dell’Economia circolare nei 27 stati membri.